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Odo latrare di sciacalli

Posted on November 26, 2015 in Editoriali

Matteo Brogi: Odo latrare di sciacalli

Le principali direttive europee in materia di difesa della biodiversità e dell'habitat riconoscono nella caccia una forma di uso sostenibile delle risorse naturali, minacciate da ben altre pratiche che non un prelievo selettivo delle specie stanziali e comunque regolamentato di quelle migratorie. Nonostante questo, come ben sappiamo, la pratica venatoria è costantemente attaccata, spesso in maniera pretestuosa. Quando non è per la sua presunta crudeltà, lo è per l'impiego delle armi – specialmente nel periodo dell'apertura generale – in occasione di incidenti occorsi o causati da cacciatori. A questi tristi eventi seguono immancabilmente gli attacchi delle associazioni ambientaliste e, purtroppo, attacchi spesso personali nei confronti delle vittime degli incidenti, quando cacciatori. Cosa che è avvenuta immancabilmente anche quest'anno. Seguono dibattiti, accuse, richieste di norme più severe nei confronti dell'esercizio della caccia, controlli nei confronti dei cacciatori e un proliferare di miserevoli pensieri sul nostro mondo, propagati da blog e social media. C'è chi costruisce, con aggiornamenti giornalieri, dossier volti a documentare gli incidenti di caccia, sommando morti e ferimenti così da gonfiare il numero delle vittime, altri che includono nel calcolo i morti per cause naturali, quali malori, cadute e altri incidenti, altri infine che calcolano il numero delle contestazioni amministrative nei confronti di cacciatori, includendo nel computo gli eventi di bracconaggio e arrivando a pubblicare il Calendario del cacciatore bracconiere, una rassegna accurata dei crimini compiuti ai danni della biodiversità da chi persegue per lucro o divertimento gli animali selvatici che equipara cacciatori e bracconieri. Il bracconiere, non serve ricordarlo a chi ci legge, non è un cacciatore e non appartiene alla nostra comunità. Anzi, non è neppure un nostro avversario ma un nostro nemico.

La caccia comporta dei rischi, è vero. Come peraltro rischi sono connaturati a tutte le altre attività svolte dall’uomo, siano queste dettate dalla necessità (il lavoro), o dalle passioni (gli sport, gli hobby, il godimento del tempo libero). Come in tutte le attività, gli incidenti a caccia possono essere causati da disattenzione, imperizia, imprudenza o condotte dolose che, in definitiva, raccolgono tutte le precedenti. Il cacciatore, oltre ad essere consapevole della sua importanza nella conservazione dell'ambiente e a comportarsi responsabilmente, ha il dovere di rispettare le norme che gli sono imposte per legge e, là dove la legge è carente, ascoltare la propria coscienza e imporsi un limite che può essere addirittura restrittivo rispetto alle norme scritte. Gli incidenti, quando accadono, derivano spesso da una condotta non diligente o dal volontario mancato rispetto delle norme di sicurezza. Sono quindi evitabili, al contrario di quanto sostengono i detrattori dell'attività venatoria. Il sacro rispetto della vita che ci anima nei confronti della selvaggina, deve guidarci a maggior ragione quando vaghiamo sulle Alpi con la carabina in spalla o sostiamo su un'altana, con la consapevolezza che ogni nostra azione può essere definitiva. Solo così riusciremo a ritrovare una collocazione e una rispettabilità sociale che ci sono state sottratte dagli sciacalli che sfruttano le disgrazie per riversarci addosso il loro odio. Solo così potremo dimostrare che la figura del cacciatore non è antimoderna e ci riprenderemo un ruolo guida nella società.

Matteo Brogi Cacciare a Palla, novembre 2015


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