Fotografia

David Lees, raccontare per immagini

Posted on January 10, 2015 in Fotografia

Matteo Brogi: David Lees, raccontare per immagini

Ezra Pound fotografato da David Lees in Piazza San Marco, Venezia

Ezra Pound nel 1971 lo definì “principe della fotografia, maestro dell’interpretare forma e atmosfera”. Quando ci siamo conosciuti, negli anni '90, in breve diventammo amici e lui fu mio mentore. Prima di ogni assignment importante andavo a visitarlo e parlavamo di fotografia davanti a una tazza di tè. I suoi consigli li conservo come un dono prezioso. Oggi, a dieci anni dalla sua morte, provo ad onorarne la memoria pubblicando un collage di due interviste che raccolsi tra il 1997 e il 1999 e pubblicai su due mensili nazionali. Mi piacerebbe chiedergli, oggi, un'opinione sul digitale e sul nuovo mercato della fotografia. Credo che, come sempre, avrebbe saputo fare un'analisi lucida e illuminante. Ciao David.


David Lees mostra una sua riproduzione fotografica del David di Michelangelo, Firenze

David Lees nasce dal sodalizio, palesemente non solo intellettuale, fra Dorothy Neville Lees, poetessa britannica elettasi fiorentina, ed Edward Gordon Craig, attore, regista e scenografo teatrale tra i più innovativi del '900. Figlio di genitori inglesi, opterà nel 1937 per la cittadinanza italiana, servendo l’Italia come alpino per sette anni sul fronte occidentale e nella campagna greco-albanese.
Da Firenze, con la sua prima Kodak Ves Pocket, inizia a quindici anni a descrivere per immagini scene di vita quotidiana; a questi esordi, pubblicati come corrispondenze dai giornali d’oltre Manica, seguiranno le collaborazioni per Le Ore, Picture Post, Colliers ed Esquire fino all’approdo, nei primissimi anni cinquanta, al gruppo Time-Life-Fortune di Henry Luce. Per Life, cui deve gran parte del suo successo professionale, David Lees fu corrispondente per l’Europa ed il Medio Oriente fino alla chiusura della gloriosa testata, avvenuta nel 1972. In quegli anni di intenso lavoro, è stato uno dei più titolati interpreti del succedersi della Storia e ha firmato immagini di rara efficacia: tra i suoi reportage, i più noti trattano la poetica di Garcia Lorca, Byron e Shelley, l’alluvione di Firenze e il disastro di Longarone, le vicende vaticane dalla morte di Pio XII all’incoronazione di Giovanni Paolo II, gli etruschi, i luoghi di Abramo e Mosè.

"Con la nascita di LIFE nel 1936 - ci diceva - finalmente il lettore era in grado di vedere luoghi e situazioni illustrati con grande maestria. Life, seguendo gli intenti del fondatore Henry Luce, si inseriva nella tradizione inaugurata da TIME - altra creatura dell’editore americano - per mostrare cosa accadeva nel mondo. E siccome Luce sosteneva che una buona fotografia valesse più di mille parole, il maggiore spazio sul giornale veniva dedicato proprio all’immagine, relegando lo scritto a semplice didascalia, con lo scrittore funzionale alla realizzazione di buone immagini, quando non semplice assistente del fotografo. Il grande successo del gruppo TIME-LIFE fu dovuto all’acume di Luce, che investì per avere al proprio servizio quanto di meglio vi fosse al mondo, dallo staff ai materiali tecnici".


David sulla terrazza del suo appartamento a Bellosguardo, Firenze, da dove scattò una foto rimasta memorabile

Un mondo della fotografia che non esiste più... quali sono le cause del declino di questa forma artistica?
In principio c’era solo la fotografia ed il cinematografo. Quando poi si è imposta la televisione, l’editoria proseguì il suo cammino vedendosi privare della propria fonte di sostentamento: la pubblicità. Ne è conseguita una grave crisi del settore che portò addirittura alla chiusura di LIFE, nel 1972. Successivamente gli Editori - che non hanno investito nell’immagine sottovalutando la capacità di apprezzamento del lettore -, l’uso spudorato del colore - che manca della drammaticità del bianco e nero - e la mancanza di una vera critica - inadeguata perché inadeguati culturalmente sono i critici che non hanno saputo creare le classificazioni, le categorie e quindi gli strumenti per giudicare - sono stati complici di questo declino. Ma a monte non bisogna dimenticare come, almeno in Italia, la fotografia si afferma come lavoro artigianale, senza una solida base culturale alle spalle: e se, come credo, senza cultura non c’è arte, non c’è stato neppure spazio per la Fotografia. Successivamente le Case Editrici, dopo averlo sfruttato, hanno umiliato questo strumento espropriando spesso gli autori dei diritti sulle proprie immagini, pagandoli una miseria. Negli USA questo non avviene.

In un’epoca in cui il mezzo televisivo non aveva ancora soppiantato il ruolo informativo della carta stampata, Life svelava al lettore, con cadenza settimanale, luoghi e situazioni dove nessun altro poteva condurlo; su queste pagine David trovò il terreno per esprimere la propria vocazione espressiva. La conclusione di questa esperienza lo porterà, negli anni settanta ed ottanta, a cimentarsi negli ambiti della fotografia pubblicitaria ed industriale, oltre ad aprirgli nuove collaborazioni con riviste del calibro di Smithsonian e Sport Illustrated. Ancora in tarda età, David era una fucina di idee e dalla sua casa transitavano tanti giovani che desiderano assaporare nei suoi racconti l’epopea della grande fotografia e nella sua passione il gusto per nuove sfide fotografiche.


Con David in occasione dell'inaugurazione della sua ultima mostra in vita, ospitata nella sala delle Reale Poste degli Uffizi, a Firenze. Fotografia di Lorenzo Lees

Cosa significa per un uomo l’esprimersi per immagini?
Per me ha significato avere uno strumento per tradurre idee e immaginazione, come nel caso dei servizi sulla poesia di Garcia Lorca e Byron: questo è il grande potenziale della fotografia, che le permette di liberarsi dalla costrizione di essere sempre al “servizio” di questo o quell’evento, che la eleva a strumento di espressione artistica.
Più in concreto è stata un’esperienza fantastica che mi ha consentito di essere presente nel mio tempo, che mi ha mostrato il mondo, che mi ha permesso di apprezzare un’infinità di persone che altrimenti non avrei mai incontrato, insegnandomi una disciplina e il desiderio di conquistare e fare mio qualcosa che mi sfuggiva, e che mi ha consentito di esprimermi, di creare e di avere in cambio notorietà e soddisfazioni economiche.